giovedì 3 novembre 2011

Il Partito comunista cinese insegna ai tibetani come essere bravi buddisti


Le autorità cinesi moltiplicano le iniziative di indottrinamento dei religiosi tibetani. Continua la dura repressione contro chi non rispetta le regole. Decisa condanna delle Nazioni Unite che chiedono a Pechino di cessare la repressione. Arrestato in Nepal chi prega per i monaci autoimmolatisi.

Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – La Cina approva una legge per imporre a tutti i monaci tibetani regole su come essere bravi monaci e rispettare il potere cinese. Intanto il 1° novembre un gruppo di inchiesta delle Nazioni Unite ha accusato Pechino di avere imposto una tale persecuzione sui monasteri tibetani da indurre diversi monaci a darsi fuoco quale estrema protesta.

Il 30 ottobre il governo cinese del Tibet ha approvato una legge per intensificare i controlli su monasteri e conventi tibetani. Sarà vietato a monaci e monache partecipare a qualsiasi “attività separatista” e ci saranno frequenti corsi obbligatori per insegnare come comportarsi. Ogni anno chi ha meglio obbedito a queste regole sarà proclamato “monastero modello”, con premi in denaro e attestati di benemerenza per i monaci.

Il 20 ottobre nella contea Chushul, a Lhasa, è stata inaugurata l’Università del buddismo tibetano. Il segretario del Partito comunista del Tibet, Chen Quanguo, ha detto che l’università “produrrà monaci ben istruiti verso la ‘cricca del Dalai Lama’ e ‘gli altri problemi secessionisti’.”
L’attuale Dalai Lama, capo spirituale del buddismo tibetano, premio Nobel per la pace, è ritenuto da Pechino un “pericoloso terrorista e separatista”. Anche avere soltanto  una sua foto o un suo scritto è punito con anni di carcere .

Ancora Chen è intervenuto il 28 ottobre a un forum a Lhasa della Associazione buddista ripetendo le critiche alla “cricca del Dalai Lama” e indicando la “risoluta volontà di eliminare il 14mo Dalai Lama dal buddismo tibetano”. Ha ribadito l’intenzione di creare “un armonioso Monastero modello”.

Sono anni che Pechino vuole imporre ai monaci tibetani la totale fedeltà al Pc, dopo avere constatato che i monasteri sono il fulcro della cultura tibetana e della fedeltà al Dalai Lama. Da mesi molti grandi monasteri, come quello di Kirti e altri nella contea di Aba (Sichuan), sono sottoposti a un’occupazione poliziesca di fatto con centinaia di monaci trasferiti per ignota destinazione, molti altri arrestati. La repressione è talmente feroce che negli ultimi mesi diversi monaci si sono dati fuoco in piazza quale gesto di protesta estrema.

Il 1° novembre a Ginevra un gruppo di inchiesta delle Nazioni Unite per la tutela dei diritti umani ha accusato le autorità cinesi di “gravi restrizioni delle libertà di religione, espressione e associazione” verso i monaci tibetani, con centinaia di monaci costretti a lasciare i monasteri e “molti arrestati o fatti sparire”, con “violazione della legge internazionale” e “pratiche odiose in nessun modo giustificabili”. A Pechino è chiesto di cessare queste attività e alleviare la tensione che ha causato l’autoimmolazione di 9 monaci e una monaca negli ultimi mesi.

Ma la Cina appare procedere per la sua strada e trova l'appoggio di Paesi "amici". Il 1° novembre a Kathmandu la polizia ha arrestato oltre 100 esuli tibetani che si erano riuniti presso il Centro rifugiati tibetani per pregare per i monaci autoimmolatisi. La polizia ha fatto irruzione nei locali, buttando giù uno striscione con l’effige del Dalai Lama.

Sempre il 1° novembre a Kathmandu fonti tibetane denunciano l’arresto di 61 rifugiati che hanno protestato in strada chiedendo la fine della repressione cinese in Tibet. Gli arrestati hanno proclamato lo sciopero della fame e sono stati rilasciati la notte.

In Nepal ci sono decine di migliaia di profughi tibetani. Il governo nepalese negli ultimi anni ha vietato qualsiasi dimostrazione contro “nazioni amiche” come la Cina.

fonte: Asianews.it

L'impero del male



Non ha soste la persecuzione contro gli intellettuali tibetani. Il tribunale di Barkham (in cinese: Ma’erkang), nella prefettura di Ngaba (Aba) in Sichuan, ha condannato nei giorni scorsi a 3 anni di carcere l’insegnante e scrittore tibetano Jolep Dawa, 39 anni (nella foto). Fonti tibetane riferiscono che nemmeno si conoscono le accuse, né le ragioni per cui Dawa è detenuto dal 1° ottobre 2010. Egli è editore della rivista in lingua tibetana Durab Kyi Nga (I, of this Century) ed organizzatore di conferenze culturali tibetane. Secondo queste fonti, egli pochi giorni prima della condanna ha potuto vedere la moglie e i figli, ma anche a loro è proibito parlare della sua detenzione. Dopo l’arresto, la polizia ha confiscato il suo computer e tutti i diari e i suoi scritti letterari. Dawa è stato già detenuto negli anni scorsi. Dapprima, per un mese, perché coinvolto in una campagna contro l’uso di pellicce di animali tibetani per fare vestiti. Poi per 3 mesi dal marzo 2008. Il 19 ottobre la polizia ha anche arrestato, nella sua casa nella contea Yatsi, il giovane scrittore tibetano Choepa Lugyal Aka Meche, noto per il suo prolifico lavoro di saggista e commentatore politico. Non si conosce l’accusa, la polizia ha perquisito l’abitazione portando via il computer e una copia del libro tibetano “Shar-dungri”, proibito dalle autorità. Il Tibet da anni è sottoposto a un continuo controllo militare e isolato dal mondo, con censura e taglio di internet e linee telefoniche mobili e fisse. La persecuzione cinese da tempo ha preso di mira gli intellettuali tibetani, che molto contribuiscono a tenere viva la ultramillenaria cultura e lingua del Tibet. A giugno un tribunale di Karze, prefettura di Aba, ha condannato a 4 anni di carcere lo scrittore ed editore Tashi Rabten, per avere aiutato a pubblicare la rivista “Eastern Conch Mountain”. Nei giorni scorsi il Dalai Lama, leader spirituale dei buddisti tibetani, ha ripetuto che “Non vogliamo separare il Tibet. Vogliamo l’autonomia solo per preservare la nostra cultura, lingua e religione”, alludendo alla sistematica repressione cinese contro la cultura e la religione tibetana. Intanto il 14 ottobre la polizia ha arrestato il monaco Geshe Tsultrim Gyatso del Monastero Amdo Ditsa, nella prefettura di Tsolho (Hainan) provincia di Qinghai. Gyaltso da 10 anni è amministratore capo del monastero e per anni ha insegnato nelle scuole tibetane della zona. Nei giorni scorsi è stato pure arrestato il monaco Lodroe, 36 anni, del monastero di Kirti. Se ne ignora la sorte.

Fonte: Asia News, 31 ottobre 2011

martedì 1 novembre 2011

To Ezra



Con Usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,

con usura

non v'è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l'Annunciazione dell'Angelo
con le aureole sbalzate,

con usura

nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
non si dipinge per tenersi arte
in casa ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura,

il tuo pane sarà straccio vieto
arido come carta,
senza segala né farina di grano duro,
usura appesantisce il tratto,
falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio

CON USURA

la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono
peggio della peste è l'usura, spunta
l'ago in mano alle fanciulle
e confonde chi fila.

Pietro Lombardo
non si fé con l'usura
Duccio non si fé con l'usura
né Piero della Francesca o Zuan Bellini
né fu "La Calunnia" dipinta con usura.

L'Angelico non si fé con usura, né Ambrogio de Praedis,
nessuna chiesa di pietra viva firmata :"Adamo me fecit".

Con l'usura non sorse Saint Trophine e Saint Hilaire,

Usura arrugginisce il cesello
arrugginisce arte ed artigiano
tarla la tela nel telaio, non lascia tempo
per apprendere l'arte d'intessere oro nell'ordito;
l'azzurro s'incancrena con l'usura; non si ricama
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling

usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane drudo
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra giovani sposi

CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
carogne crapulano
ospiti d'usura.