lunedì 26 marzo 2012

Tibetano si auto-immola davanti al parlamento. Siamo all'altezza di questa battaglia?


A volte viene da chiedersi: siamo all'altezza di questa battaglia?

New Delhi ( AsiaNews) - Un giovane attivista tibetano si è auto immolato questa mattina a New Dheli, davanti al parlamento indiano. Il rogo è avvenuto durante una protesta di oltre 600 esuli contro la visita in India di Hu Jintao, presidente cinese, in programma nei prossimi giorni. Ciampa Yeshi, 26 anni, è ora ricoverato in ospedale in condizioni critiche. Le ustioni coprono l'85% del suo corpo. Egli è il secondo tibetano a darsi fuoco in India. L'uomo era fuggito dal Tibet cinque anni fa e viveva nella periferia di New Delhi. Per i prossimi giorni le autorità prevedono nuove e più violente manifestazioni. Oggi la polizia ha circondato la villa dove avverranno gli incontri fra Hu Jintao e le autorità indiane.

Negli ultimi mesi decine di giovani tibetani, monaci e laici, hanno scelto l'autoimmolazione per chiedere la fine della repressione di Pechino e il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Nonostante, le numerose proteste e i continui appelli di organizzazioni e Paesi stranieri, la polizia cinese continua ad arrestare e a sequestrare chiunque manifesti dissenso.

Il 23 marzo scorso gli agenti hanno fatto irruzione nel monastero di Bora (Sangchu, Regione autonoma del Tibet), prelevando quattro monaci: Sangyal Gyatso, 30 anni; Kelsang Lodoe 23 anni; Sonam aged 20 anni: Tashi Gyatso 22 anni. La polizia non ha ancora comunicato alle famiglie il luogo di detenzione. 

Lo scorso 20 marzo essi avevano partecipato a una grande manifestazione per il ritorno del Dalai Lama, il diritto alla libertà religiosa e all'insegnamento della lingua tibetana. Poco dopo le proteste, gli agenti hanno fermato oltre 40 persone, che sono state rilasciate dopo diverse ore grazie alla mediazione di Gyal Khenpo, ex  abate del monastero di Labrang Tashikyil (prefettura di Kanlho, Gansu). (N.C.)

lunedì 19 marzo 2012

Cina: oltre 2000 tibetani in strada


(ANSA) - SHANGHAI, 19 MAR - Oltre 2000 persone sono scese ieri e oggi in strada a Malho, nel Tibet Orientale, brandendo bandiere tibetane, protestando per l'occupazione cinese del Tibet e chiedendo il ritorno del Dalai Lama. Lo riferiscono fonti di organizzazioni che si battono per la causa tibetana. Dalle 7.30 di ieri i manifestanti hanno occupato le strade dopo che ieri oltre 8.000 tibetani a Rebkong hanno reso omaggio alla salma di Sonam Dhargey, l'agricoltore che si e' dato fuoco sabato.

martedì 6 marzo 2012

Giovane tibetano si autoimmola, terza vittima in pochi giorni


Un giovane poco più che maggiorenne è il terzo tibetano a darsi fuoco questa settimana in Cina, per protesta contro il dominio di Pechino nel Tibet. TIBET CINA self immolation ok Giovane tibetano si autoimmola, terza vittima in pochi giorni Lo affermano fonti di un gruppo attivista in esilio, mentre il governo di Pechino ha rafforzato ulteriormente le misure di sicurezza in vista dell’imminente anniversario della rivolta del 2008. Solo lo scorso anno oltre 20 tibetani - in grande maggioranza monaci - si sono auto-immolati nella loro battaglia a difesa dei diritti umani, una maggiore autonomia e piena libertà religiosa. Le ultime vittime ufficiali sono emerse ieri: una madre, vedova e con quattro figli e una ragazza tra i 16 e i 19 anni nel Gansu. In un comunicato diffuso da Free Tibet and International Campaign for Tibet, un ragazzo di 18 anni - conosciuto con il nome di Dorjee - nel pomeriggio di ieri avrebbe intonato slogan anti-cinesi davanti a un ufficio governativo della prefettura di Aba, nella provincia del Sichuan. Egli sarebbe morto sul posto e solo in un secondo momento sono intervenuti gli addetti alla sicurezza, per rimuovere il cadavere. La polizia di Aba, che ospita una grande comunità tibetana ed è divenuto uno dei luoghi simbolo della protesta, non ha voluto rilasciare commenti o fornire conferme sulla vicenda. Attivisti per i diritti umani affermano che l’escalation nelle auto-immolazioni - un fenomeno recente nella protesta tibetana anti-cinese - è sintomo della crescente disperazione fra gli esponenti della minoranza etnica, che ha cercato di contendere (invano) il primato di Pechino nella regione Himalayana. Dal marzo 2008, all’indomani della rivolta di Lhasa repressa nel sangue dalla polizia, il governo cinese ha rafforzato le misure di sicurezza nell’area e il controllo delle attività di monasteri e monaci, per evitare che la protesta si espandesse ad altre zone del Paese. La Cina nega di attuare una repressione e aggiunge che, ora, i tibetani vivono una vita migliore grazie ai corposi investimenti e alle infrastrutture realizzate da Pechino. Tuttavia, negli ultimi mesi la tensione è cresciuta sempre più, tanto che la parte occidentale della provincia del Sichuan, confinante con la regione tibetana, ha registrato un continuo aumento di rivolte e immolazioni.

Asianews.it

lunedì 5 marzo 2012

CONTRO TUTTO E TUTTI, AVANTI RAGAZZI DI BUDA!


Leoni da tastiera, Anonymous: ma quale rivoluzione... siete figli della globalizzazione!
 
BUDAPEST - Il sito della Corte costituzionale ungherese ha subito un attacco del gruppo hacker Anonymous. Gli hacker non hanno oscurato o "defacciato" il sito come comunemente fanno, ma si sono spinti fino alla modifica di alcuni passaggi del testo della contestata "Nuova Costituzione", pubblicata sul sito. Il testo modificato è stato rimosso dal sito, ha comunicato il portavoce della Corte Andras Sereg.

Di seguito alcuni punti della rivoluzionaria Costituzione ungherese, votata da 2/3 del parlamento, democraticamente eletto.
Onore al Popolo Magiaro!

Noi, membri della nazione ungherese, all’inizio del nuovo millennio, con un senso di responsabilità per ogni Ungherese, dichiariamo:
Siamo fieri che il nostro re santo Stefano abbia istituito lo Stato Ungherese sopra una solida fondazione e che abbia fatto entrare il nostro paese nell’Europa cristiana mille anni fa.

Riconosciamo il ruolo del cristianesimo nel conservare l’integrità della nazione. Stimiamo le varie tradizioni religiose del nostro paese.


(1) L’Ungheria proteggerà l’istituzione del matrimonio come unione di un uomo e di una donna stabilita da una decisione volontaria, e la famiglia come base di sopravvivenza della nazione
(2) L’Ungheria incoraggerà l’impegno ad avere figli.


La dignità umana è inviolabile. Ogni essere umano ha il diritto alla vita e alla dignità umana; la vita dell’embrione e del feto sono da proteggere dal momento del concepimento.

(3) Tutte le pratiche eugeniche, l’uso del corpo umano o qualsiasi parte di quello a scopo di lucro così come la clonazione sono proibiti.  

venerdì 2 marzo 2012

Intervista a Putin. Dalla Russia con furore.


Al primo piano, la sala da pranzo dove durante la cena si è svolta l'intervista con i direttori di alcuni tra i principali giornali internazionali: James Harding del Times, Gabor Steingart di Handelsblatt, John Stackhouse del Globe and Mail, Yoshibumi Wakamiya dell'Asahi Shimbun, Sylvie Kauffmann direttrice editoriale di Le Monde, e Repubblica. Ecco il testo dell'intervista.

Il giorno dopo il voto per la Duma, è rimasto sorpreso di vedere così tanta gente in piazza a protestare?
"Perché dovrei sorprendermi? Non c'è nulla di strano. Allora da voi, con migliaia di persone in strada per la crisi? Io sono contento, perché questo significa che le strutture del potere devono reagire, sono costrette a farsi venire delle idee per risolvere i problemi. Questa è una cosa costruttiva, una grande esperienza per la Russia".

Ma lei non dà ascolto agli oppositori, non parla mai con loro. Perché?
"Io parlo con tutti, anzi una volta ogni dieci giorni sono fuori da Mosca a incontrare dirigenti, operai, sindacati, gente della strada. Questa è la caratteristica della mia esperienza nel potere russo. L'altro giorno, quando è esplosa ad Astrakan una casa per il gas con morti, feriti e gente senza tetto, sono andato da loro, sono salito sull'autobus dove avevano trovato rifugio e ho pensato che questo è il mio dovere: il rapporto con la gente, di qualunque colore politico sia".

Ma lei non dialoga mai con la piazza e coi suoi leader. Come mai?
"Un momento, io li rispetto. Anche se molti di loro erano leader già in passato e non possono vantare grandi risultati per questo Paese. Per me, non sono i dibattiti o le promesse che fanno la differenza. La fiducia viene dai risultati raggiunti in questi anni".

I sondaggi dicono che lei può vincere le elezioni al primo turno. Ma come si sente quando ascolta gli slogan urlati in piazza che definiscono il suo partito, Russia Unita, come una formazione di ladri e malfattori?
"Queste sono frasi ad effetto, puri slogan. I loro capi sono stati al potere, hanno ricoperto cariche. Discutere in base a un linguaggio populista non è buona cosa. Non dicono mai niente che serva a risolvere i problemi".

Ma non crede che questo scambio ripetuto di incarichi al vertice tra lei e Medvedev dia vita ad una sorta di oligarchia politica e a un sistema bloccato?

"Senta, e allora Kohl, sedici anni al potere, cos'era? Di Berlusconi non parlo perché è un mio amico. Ma il Premier canadese, altri sedici anni. Perché solo noi diventiamo oligarchi? Penso che candidarci sia un nostro diritto purché si agisca nell'ambito della legge e della costituzione. Di che oligarchia andiamo parlando...".

Ma vediamo in concreto: lei nominerà Medvedev al suo posto come Primo Ministro?
"Sì, se sarò eletto, lui sarà il mio Premier".

Ma dove ha sbagliato Medvedev? Perché lei pensa di essere più adatto di lui alla presidenza della Russia, e di meritarsela di più?
"Ma quando mai ho detto una cosa simile? Noi abbiamo un accordo preciso, che si basa su questo: se i risultati della nostra opera sono buoni e le cose migliorano, noi dobbiamo valutare insieme serenamente chi ha più chance di essere eletto, e gode di maggior fiducia tra i cittadini. Cosa c'è di strano? Alla fine di quest'anno abbiamo visto che toccava a me perché il mio consenso era più alto di due punti percentuali. E non poteva che essere così, visto che i poveri si sono dimezzati e il reddito è cresciuto di 2,4 volte, mentre abbiamo ripreso in mano un Paese a pezzi e abbiamo rianimato l'esercito, risollevando perfino l'indice di natalità, problema di tutta l'Europa. La gente sa che queste cose le ha fatte il governo. Ecco dove nasce la mia ricandidatura".

Ma lei pensa di ricandidarsi anche per il prossimo mandato, rimanendo al potere addirittura 24 anni?
"Se alla gente va bene, perché no? Ma in realtà non lo so, non ci ho proprio pensato".

Lei ha il consenso delle campagne e della periferia, ma la nuova classe media urbana, quella delle grandi città, aperta alle nuove tecnologie e alla modernizzazione del Paese vuole cambiare ed è contro di lei. Cosa risponde?
"Siete proprio sicuri che la classe media sia contro di me? Magari in questa fascia di popolazione il consenso per me si riduce, ma è sempre la maggioranza. E poi, bisogna essere obiettivi: loro sono la novità, la Russia moderna, ma il nuovo non sta tutto qui. Anche nell'agricoltura, ad esempio, è in atto un processo di modernizzazione tecnologica. Non facciamo errori, ci vuole equilibrio. Però, certo, ammetto che la classe media è più esigente, e si scontra direttamente coi problemi, la corruzione, il malfunzionamento della burocrazia. E noi dobbiamo dare risposte. Ma questo riguarda tutto il sistema politico".

Parlando con i leader degli oppositori, si avverte il timore che lei dopo il voto possa avere la tentazione di una prova di forza contro il dissenso. Cos'ha da dire?
"Ma di che hanno paura? Perché dovrei farlo, se stiamo agendo esattamente in senso contrario? La nostra strategia è quella del dialogo. Del resto anche Medvedev ha presentato una legge per rinnovare e aprire il sistema politico, rendendo più facile la nascita di nuovi partiti e introducendo nuovi criteri per le elezioni della Duma. Quindi non capisco da dove nascano questi timori".

Nascono dalle denunce di brogli e falsificazioni alle ultime elezioni politiche. Lei minimizza, ma non crede che questi episodi gettino un'ombra sul sistema di potere russo?
"Non so, ma esiste una legge: rivolgersi al tribunale. In passato è successo, gruppi di persone si sono rivolti alla giustizia e i risultati sono stati modificati. Ad esempio a San Pietroburgo".

Ma quando un leader dell'opposizione come Aleksej Navalnyj denuncia sul suo sito la marcia della corruzione attraverso la Russia, tema sensibilissimo, lei cosa ne pensa?
"Molte persone anche nelle alte sfere del potere sono stati inquisiti e processati. Però bisogna avere le prove, deve esserci un processo. Non faremo mettere in galera la gente se non esistono riscontri indiscutibili sulla loro colpevolezza. È uno sport che nel passato del nostro Paese si è praticato troppo, e ha fatto molte vittime innocenti coi processi sommari. Non lo ripeteremo".

La corruzione sembra dilagare soprattutto nei quadri intermedi, non nel vertice. Perché?
"Ripeto, ogni caso va dimostrato in un libero tribunale. Navalnyj? Anche un suo consigliere ha avuto problemi per abuso in atti d'ufficio. Ma voglio dire che scoprire casi di corruzione corrisponde sempre all'interesse dello Stato. Quello che non mi piace è che tutto questo venga usato a fine politico".

Perché non rivelate i vostri redditi come in Occidente? Negli Usa un candidato deve addirittura quasi calarsi i pantaloni. Da voi?
"Calarsi i pantaloni, forse, darebbe qualche impulso al voto. Ma non è necessario. Noi abbiamo tutto a posto, non vi preoccupate, e già diciamo quanto guadagniamo".

Lei pensa che il peggio della crisi economico-finanziaria sia passato? E appoggia l'austerità di Merkel e Sarkozy o crede più utile puntare sulla crescita?
"Non so rispondere. Ma penso che per superare davvero la crisi bisogna affrontare i fondamentali, che sono l'overproduzione e la saturazione dei mercati. Ci vuole un cambio di priorità, passare dalla finanza all'economia reale. Non voglio dare giudizi su Merkel e Sarkozy, so che la situazione è molto difficile, e al loro posto avrei forse scelto la stessa politica. Non si può superare un burrone in due balzi, bisogna farlo con un salto solo. Basta però non esagerare con l'imposizione della disciplina economica e della rigidità, se no si arriva al collasso e alla stagnazione. C'è una sottile frontiera che dobbiamo stare attenti a non varcare. Se i bond europei potranno aiutare, noi saremo d'accordo, così come se la Bce dovesse fare emissioni per contrastare il debito. Noi comunque daremo una mano, nel limite delle nostre possibilità".

Quale pensa sarà il futuro della Ue e dell'euro?
"Il nostro maggior partner commerciale è l'area euro, arriva al 50 per cento. Ecco perché siamo molto interessati alla crescita della Ue e al suo risanamento e ci auguriamo che l'euro mantenga le sue posizioni. Non dimenticate che il 40 per cento delle riserve della Russia è in euro".

C'è molta preoccupazione in Occidente per ciò che succede in Siria. Le armi usate sono russe, nell'ultimo mese sono morte centinaia di persone. Come si pone lei il problema di fermare questa violenza?
"La gente guarda la Siria coi vostri occhi, ciò che voi mostrate sui giornali e in tv. C'è un conflitto civile armato, e il nostro obiettivo non è di aiutare governo o opposizione armata, ma di arrivare ad una pacificazione. Non voglio che si ripeta la Libia. Ve la ricordate quell'esecuzione medievale di Gheddafi? E dopo? Donne violentate a centinaia, bambini che muoiono, gente che soffre. Lo avete scritto? Troppo poco. Noi non vogliamo che in Siria succeda niente di simile. Quanto alle armi, il nostro interesse non è più alto di quello che può avere la Gran Bretagna, Non abbiamo con la Siria nessun rapporto speciale, ma vogliamo costringere entrambe le parti a fermare la violenza".

Perché non avete firmato la risoluzione dell'Onu sulla Siria?
"Ma voi l'avete letta? Io sì. C'è scritto che bisogna portare via le truppe governative dai villaggi dove si trovano. Ma perché non dire che deve ritirarsi anche l'opposizione armata? Così Assad non avrebbe mai accettato. Facciamo sedere le parti ad un tavolo, apriamo le trattative, questa è la strada".

Ma lei crede che Assad dopo tutto questo possa restare al potere?
"Non lo so, sono le parti che si devono mettere d'accordo. Con gli sforzi congiunti di Unione Europea, Stati Uniti e Russia possiamo farcela. Una cattiva pace è sempre meglio di una buona guerra".

Cosa pensa delle minacce iraniane nei confronti di Israele?
"Stiamo parlando di una regione esplosiva, discorsi troppo bellicosi in quell'area possono essere molto pericolosi. Ma l'Iran ha diritto ad avere un suo nucleare civile, certo sotto il pieno controllo delle organizzazioni internazionali e dell'Aiea".

Se l'Iran verrà attaccato, che farà la Russia?
"Per anni, e negli ultimi dieci in particolare, la Russia ha avuto una posizione precisa. I nostri soldati non escono dalle frontiere della Russia, e questa è una impostazione ferma, di principio, per la pace. Negli ultimi dieci anni si è ricorsi troppo spesso all'uso della forza per risolvere i conflitti internazionali. E questo lascia un'impronta negativa nelle relazioni tra Stati, e spinge certi Paesi a cercare l'arma nucleare come strumento di difesa".

Come sono i rapporti con gli Usa?
"Proprio in questa sala ho visto Obama due anni fa. Mi è sembrato franco e sincero, e molte cose che diceva sono le stesse che penso io. Io non so se riuscirà nei suoi intenti, ma non si può dire che i nostri rapporti non siano buoni. Le discussioni sullo scudo stellare? Le ho avute anche con Bush. Noi non vogliamo che lo scudo ci minacci, loro dicono che è orientato solo verso sud, noi chiediamo che ce lo mettano per scritto: loro dicono che ci dobbiamo fidare. Ecco la questione".

Lei è stato amico molto stretto con Silvio Berlusconi, costretto a dimettersi dal calo di fiducia e di consenso. Cosa pensa dei primi mesi del suo successore Mario Monti?
"Di Berlusconi non 'ero' amico, lo sono sempre. Monti mi sembra che stia facendo tutto bene, assolutamente. Certo, il suo compito è molto difficile. Il primo ministro italiano è un kamikaze. I compiti che devono affrontare i leader dell'Italia e della Grecia possono essere svolti solo da persone che non hanno ambizioni politiche per il futuro, uomini responsabili, che amano il loro Paese, professionisti. Monti mi sembra una persona molto capace e tenace, me lo ha detto proprio Silvio ieri, aggiungendo di avere molto rispetto per lui. Ha aggiunto: lo aiuteremo".

Un'ultima domanda personale. Sua moglie non si vede da molto tempo: come mai?
"Mia moglie non è un personaggio pubblico. Quando lo sei, devi avere a che fare con i mass media, che non sono sempre delicati. Mia moglie e la mia famiglia non fanno politica, non fanno business, io voglio che le cose restino così, anche per la loro sicurezza".

Qualche grave errore che si rimprovera in questi dodici anni di potere?
"Sbagli sì, tanti errori di valutazione. Ma un errore veramente grave non riesco a vederlo".

L'intervista è finita. Putin guarda l'orologio, si fa portare due fette di pane dopo il dessert e il tè e saluta: il corteo di auto nere lo porta a giocare a hockey con le sue guardie del corpo, qui vicino, mentre ormai è notte intorno alla dacia del potere.

Larepubblica.it

Si tav o No tav?


Viaggiare sul treno ad alta velocità che investe gli uomini con la barba che danno delle pecore ai carabinieri? Oppure vagare tra i boschi, lanciando sassi nascosti nello zaino della quechua comprato da papà, verso i carabinieri che difendono i cantieri?

In soldoni, bisogna essere Si Tav o no Tav?

Esistono, e non sono pochi, coloro che sostengono la costruzione della Torino Lione.
Raccolgono materiale informativo per poi pubblicarlo su internet (www.sitavtorino.net ) per dimostrare alla nazione che questa ferrovia, oltre a tornare utile all'Italia in termini economici, diminuirà l'emissione di Co2 impedendo a molti tir di viaggiare sulle strade che collegano l'Italia alla Francia. Su un volantino si legge: "essere pro tav è una scelta ambientalista e di sviluppo" solo la tecnologia può portare al benessere . La "battaglia" a sostegno del progetto, sembra essere molto trasversale, dal Pdl al Pd fino ad arrivare all'Udc, sembrano essere tutti abbastanza d'accordo, la Torino Lione s'ha da fare!

Il fronte no Tav non ha bisogno di presentazioni. La posizione inamovibile è a difesa della valle. Senza se e senza ma. Sul loro sito si legge: " Una ferrovia in Valle di Susa esiste, oggi è sottoutilizzata, in un anno trasporta metà delle merci che potrebbe trasportare e deve essere migliorata.
Che fine hanno fatto i 600/700 miliardi di lire stanziati alcuni anni fa per le migliorie e, a quanto risulta, utilizzati solo in parte?".

Essere no Tav significa amare l'ambiente. Ma come!?! Non l'avevano scritto anche i Pro Tav!?!
Le idee si confondono. Bisogna schiarire la mente dalla nebbia delle passioni e delle simpatie.

La nostra era è caratterizzata da un forte cambiamento del territorio che ci circonda. L'economia, viaggia su binari totalmente differenti rispetto a quelli delle epoche passate (la metafora non è casuale).

La società và di fretta tanto che, il mondo moderno, fà dell'immediatezza la sua principale filosofia.
Nascono i social network, i cellulari, le televisioni, le radio per comunicare più velocemente.
Nascono le moto, le macchine, i treni, gli aerei per raggiungere luoghi più velocemente.

Tutto è molto più veloce e l'uomo, è nell'eterno limbo dell'attesa del teletrasporto!
Non vede l'ora che qualcuno lo inventi e non potremmo metterci una mano sul fuoco sul fatto che qualcuno non ci stia già provando!

Il problema del progetto Tav non risiede solo nella questione ambientale o nella questione economica (entrambi i campi potrebbero avere vantaggi o svantaggi dalla costruzione della Torino Lione) la questione Tav, risiede nella costruzione di una società cantiere dove, conoscenza, scambio, cultura, prodotti, sono ostaggio della tecnologia, del distacco, della modernità.

Siamo sicuri che per vivere meglio dobbiamo essere più ricchi? Ottenere più agevolazioni? Raggiungere luoghi con maggiore velocità?

Siamo sicuri che arrivare da Torino a Lione in qualche minuto ed avere quindi in tasca due euro in più faccia dell'Italia una Nazione con la testa alta, che può permettersi di definire se stessa "la terra dei padri"?

Se abbiamo una considerazione esclusivamente materialista della nostra esistenza allora a questa domanda non possiamo che rispondere di si.

Non provate a "buttarla in caciara". Non si tratta di negare l'utilità delle tecnologie, specifichiamo, di alcune di esse. Si tratta di percepire il limite dell'indispensabile, il confine tra il nuovo e l'urgente servizio e la superficialità di un altro strumento. La Torino Lione bucherà una montagna. Bisogna capire se l'obiettivo è la ricchezza o il miglioramento, quello sociale ed umano si intende. Ricchezza e miglioramento non sempre vanno di pari passo.

La Norvegia è una delle nazioni più ricche d'Europa. Il tasso di suicidi è altissimo.
Le nazioni africane hanno la percentuale dei suicidi pari allo 0% e la popolazione, secondo statistiche, sembra essere tra le più felici al mondo.

Se poi consideriamo che...
L'Europa ha radici cristiane e dovrebbe essere faro per le civiltà forti ed umili che percepiscono la differenza tra benessere spirituale e benessere materiale e pretendono, anche solo come obiettivo lungimirante, di ricostruire il cielo in terra, come si fa a pensare che la continua accelerazione dell'economia e dello scambio, delle merci e degli uomini sia una soluzione, un punto per il miglioramento di una nazione?

Creiamo uno sviluppo differente. Interrompiamo, per quel che si può, il ritmo frenetico di questa società. Torniamo alla riflessione, alla cura per l'ambiente, all'amore per il territorio, alla conoscenza e alla difesa dello stesso. Torniamo a percepire la reale distanza, il confine, tra l'utile e il dilettevole che si trasforma non in necessità ma in vizio che sgretola il concetto di Comunità.

Bisogna avere il coraggio di prendere questa posizione. Anti popolare, anti modernista ma sicuramente la più Naturale delle scelte.