giovedì 11 novembre 2010

Dove andiamo


E' strano notare come l'agenda mediatica odierna abbia la grande caparbietà di saltellare da una notizia di cronaca nera alla crisi di governo, dal gossip politico al disastroso crollo delle borse,  senza grandissimi sforzi e senza creare alcun collegamentro logico, eppure esiste un nesso quasi incomprensibile tra le tragedie e le disfatte che ci propinano tutti i giorni, un nesso che riesce a collegare ogni evento, ogni situazione. Tutti i telegiornali  non possono che cominciare parlando di un lutto, che sia umano, sociale ed economico non importa, l'importante è che faccia notizia e che sia macabro al punto giusto per alzare lo share quotidiano, ed e' curioso notare come questa "sfiducia" si annidi un pò ovunque. Non si sa se il processo sia partito dalle persone e poi arrivato su internet, sulle radio e le tv oppure abbia fatto il percorso inverso, sta di fatto che, da ormai un pò di tempo, va di moda perdere le sfide con gli altri e con se stessi e certamente "godiamo" sempre di più nel vedere perdere gli altri. Il gusto della disfatta, del decadimento, del degrado prendono piede ovunque, sarà forse la conseguenza della crisi o il sempre più vicino 2012?
E' abbastanza facile estrapolare una serie di deduzioni  consecutive a questa perenne discesa. Se dovessimo elencare una serie di cose che hanno portato a questo disfattismo sicuramente enunceremo l'antipolitica, la "delocalizzazione dell'umanità", il distanziarsi continuo delle persone, la mancanza di fiducia in qualsiasi momento della quotidianità; questi e tanti altri fattori hanno contribuito a distruggere quel poco che era rimasto del sentimento di Comunità, nel momento in cui questa parola porta con se i significati di gruppo, disinteresse, continuità, lungimiranza, compattezza. Questo sgretolamento della coscenza nazionale o semplicemente del sentimento di fiducia, affonda forti radici nella nostra modernità, un' epoca che utilizza potentissimi strumenti per cercare di distruggere subdolamente ciò che è rimasto dell'umanità. Il continuo flusso di informazioni, comunicazioni, superficiali contatti, c'hanno fatto credere di riuscire ad essere onnipresenti creando così dei distorti processi sociologici (la maggior parte delle volte controproducenti) ad esempio ci capita spesso di pensare di tenere a delle persone per ciò che scrivono e non per ciò che sono, di ricordarsi di alcuni amici perchè li abbiamo visti ma non ci abbiamo parlato, di conoscere situazioni sentimentali ed emotive per sentito dire o anche solo per esserselo fatti raccontare da una schermata. Questa soppressione del contatto umano e frenetizzazione del rapporto sociale non avrebbe alcuna via d'uscita nel caso si pensasse di sabotare o boicottare gli strumenti che la modernità ci propone, non è un caso che questo articolo è scritto su un blog, ed anche se voi non conoscete gli occhi della persona che lo sta scrivendo, un messaggio, giusto o sbagliato, vi arriverà.
La potenziale soluzione di questa crisi dell'umanità, risiede nelle piccole Comunità, nella famiglia, tra gli amici ed in quei tanti "gruppi" di uomini che si riuniscono ed hanno un obiettivo comune, uno scopo da perseguire o semplicemente un destino da condividere. Gruppi laici o religiosi che, capaci e consapevoli, utlizzano la modernità, la cavalcano in maniera responsabile e fanno di essa uno strumento per creare altra comunità, per aggregare e non disgregare, per costruire e non distruggere. I media, la pubblicità, le tecnologie tutte non devono avere altra funzione che ricreare rapporti umani, stimolare alla compattezza, alla fiducia, devono essere il primo passo per ritornare a noi stessi e agli altri, il cemento armato per saldare ponti e non per far crollare città. Per far si che ciò avvenga sono due le possibilità: o la responsabilizzazione di chi fa comunicazione o il ritorno alla consapevolezza di chi la riceve. Noi crediamo in entrambie le cose...

A.M.

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