domenica 13 febbraio 2011

La dittatura del niente

Avere un pò di tempo, ogni tanto, per poter riflettere su ciò che  accade attorno , è sicuramente tanto una fortuna, quanto un’abilità. Ed è anche l’intento che si prefissa questo blog: da una parte raccogliere notizie che vengono dal mondo, e dall’altra riuscire a reinterpretarle e a farle nostre, dando il nostro punto di vista su ciò che accade. Certo, magari non sarà la verità assoluta, ma sicuramente sono parole scritte senza ipocrisia.

In questi giorni, date le note vicende politiche (o forse, sarebbe più opportuno, personali), mi è capitato di riflettere sul significato vero della libertà di stampa. Il caso ha voluto che, leggendo alcune testate di giornali nazionali, mi soffermassi a riflettere sul perchè, ad oggi, la notizia più importante non è quella che riguarda le situazioni reali del paese, ma quella del gossip e della notiziola da quattro soldi. Ora, a prescindere da quali siano le inclinazioni e sensibilità soggettive, credo sia necessario riflettere sull’importanza fondamentale che ha la parola scritta, nel caso specifico dei giornali, riscoprendo anche storicamente per quale motivo fosse nata, soffermandomi sul ragionamento che tra poco vi mostrerò.
Storicamente, la nascita della scrittura ha segnato la divaricazione tra preistoria e storia: tale teoria è stata formulata da grandi storici e, ad oggi, è quella imperante. La storia dell’umanità è contata quindi dalla nascita della scrittura. E da quel momento, la parola scritta ha avuto sempre maggiore importanza. Penso ai grandi della letteratura latina, greca, “grandi” perchè passati alla storia, a differenza di molti che vivevano in quei tempi. Ho sempre pensato che un libro di Cicerone, tanto per citarne qualcuno, grande maestro di oratoria, valesse migliaia di libri scritti oggi, nel periodo della cosidetta “arte contemporanea”, che più che “contemporanea” mi sembra più vecchia dell’alba dei tempi. La volontà con cui i grandi scrittori classici scrivevano libri era quella di puntare ad essere qualcosa di glorioso, di eterno, tentando di regalare all’umanità esempi positivi per l’avvenire da cui poter attingere, e molto spesso anche motivo d’orgoglio per la loro gente. Penso anche più recentemente alla perfezione stilistica raggiunta ad ogni costo da Dante o Boccaccio. Credo anche che ci sia un motivo se tra tutte le persone che vivevano in quei tempi, solo pochi sono passati alla storia. Credo, allo stesso modo, che la responsabilità li faceva tremare di fronte all’idea che un loro libro potesse avere pecche di scrittura, senso, ortografia. L’obiettivo era la perfezione, la non banalità, non scontatezza. Ciò che ricercavano era la gloria eterna.
Nel nostro secolo, il secolo delle chiacchiere inutili, della viltà dell’uomo che non ha più coraggio di scegliere ciò che è giusto, che non vuole più accogliere su di sè responsabilità troppo grandi, la scrittura è diventata un passatempo. Anzi, peggio: è diventato strumento di guadagno. Questo penso. Penso che coloro che scrivono ad oggi, non abbiano la volontà di rimanere eterni, di scrivere la storia, ma solamente di riempire le loro tasche. Non credo sia un’ impressione soggettiva, sono i fatti che lo documentano. Ogni giorno escono centinaia di libri nuovi: ma quante cazzate potranno esserci scritte? Ma quante persone inutili si saranno sentite utili nello scrivere qualcosa che non fosse nemmeno lontanamente nelle loro competenze? Penso a Saviano, divenuto eroe/simbolo solamente per aver riportato su un libro delle notizie che già esistevano, e contemporaneamente penso anche a come superficialmente ci soffermamiamo solamente sulle apparenze, non arrivando col pensiero a quelle migliaia di persone che quotidianmanete, con coraggio ed umiltà, lavorano per lasciare qualcosa di migliore a quelli che verranno nella lotta contro la mafia. A Saviano la laurea ad honorem e gli stessi riconoscimenti dati a Paolo Borsellino. Non è questo, già di per sè, un ossimoro?
Tornando a noi, per questo penso che nessuno dei grandi scrittori di oggi sente più su di sè delle grandi responsabilità.
I giornali parlano solo di gossip, nelle prime pagine non si parla di altro. Per non parlare dei tg, che si divertono a dipingere la realtà per quello che non è, rappresentando, in quei 20 minuti, un mondo di ladri, assassini e  carogne: roba che dopo vent’anni di soli tg si è costretti ad uscire con un giubbotto antiproiettile e scudo anti-atomico.
E non me ne vogliano i moralisti benpensanti se credo che la “troppa” libertà implichi il non averne nessuna. Perchè è chiaro che se hai acqua corrente a volontà, metà la usi e metà la butti. Penso, che la libertà di stampa sia diventata talmente ampia, che non porti a nulla di buono, costruttivo. E’ come se non esistesse, imperando il nulla assoluto. E per questo, non credo sia possibile poter dire che se non ci fosse la libertà di stampa ci sarebbe allora una dittatura, perchè altrimenti lo stesso si potrebbe dire della troppa libertà di stampa, che io considero al pari una dittatura: la dittatura del niente!
E’ chiaro, non voglio quì affermare anch’io un punto di rottura con la realtà. Viene da sè che esistono anche esempi positivi di giornalismo. Ma questi sono talmente rari, talmente “inutili” agli occhi di tutti, che gli stessi che si sentono responsabili sono trascinati dal fiume del nulla e sono costretti, forse sbagliano ma non sta a me giudicare, ad uniformarsi a ciò che richiede il mercato.
La soluzione, allora, non sono i controlli da parte dello stato, o peggio ancora di un governo. Nessuno tanto scemo quanto ingenuo farebbe una richiesta del genere. Il mio appello si rivolge a loro in prima persona, agli scrittori di libri e giornalisti, affinchè siano liberi, ma liberi veramente.
Liberi dal bisogno economico, dal bisogno di scrivere cazzate per poter vendere di più, liberi nel mondo nel loro senso di responsabilità. Chiedo che coloro che scrivono abbiano la consapevolezza e la volontà di voler scrivere per essere grandi, eterni. Spero che qualcuno tra voi, scrittori veri, ascolterà queste parole che, pur essendo scritte con semplicità, vogliono essere eterne ed universali.

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