La chiamano "macchina del fango" ma in verità è lo stato in cui si è ridotto il giornalismo moderno, (ig)nobile professione oramai screditata di qualsiasi credibilità, prima di qualunque deontologia. In questa triste democrazia dei consumi l'attività principale del giornalista è infatti una soltanto: individuare la notizia che fa scalpore, che fa così alzare il numero dei clic sul proprio portale e di conseguenza le vendite pubblicitarie. Poco anzi nulla importa che questa notizia sia vera, o che sia interessante, o tantomeno che sia raccontata in maniera onesta.
Facciamo un esempio. Mentre scrivo, gli accessi al mio blog dell'ultimo mese sono esattamente 1710. Se io guadagnassi soldi per un'eventuale pubblicità sul mio blog, chi mi paga per lo spazio mi chiederebbe di avere il conto preciso degli accessi al sito, in maniera da valutare quanto "vale" la pubblicità sul mio sito, e quindi quanto pagarla. Più lettori, più soldi. Questo comporta che - se lo scopo del mio blog fosse guadagnare - io sarei portato a scrivere qualunque cosa produca una crescita del numero dei miei lettori.
In questo caso avrei due strade: o mettermi a raccontare i dettagli di come nonno Michele o sua moglie avrebbero ucciso la povera nipotina in quel di Avetrana, indugiando sui dettagli macabri e scabrosi, sui rapporti famigliari, sul profilo psicologico della vittima e del carnefice, e decuplicando così gli accessi grazie al voyeurismo morboso dei lettori; oppure, più semplice, potrei rovinare la reputazione di qualcuno, possibilmente insospettabile.
In questo caso il gioco è fin troppo semplice: basta trovare una persona che ha di recente assunto un incarico che la espone a visibilità, spulciare su internet tutto ciò che si trova di lei (foto della cena di maturità, pensieri scritti su un blog ai tempi del liceo, racconti che la riguardano) e come primo atto pubblicare tutto, violando i suoi spazi. Si badi bene che questa è un'operazione assolutamente inutile ai fini dell'informazione, ma fondamentale per destabilizzare l'oggetto della mia attenzione: entrando nel suo spazio privato gli tolgo serenità, lo innervosisco e così è più probabile che cada in errore. Il secondo passo, poi, è quello più divertente: si tratta di trovare una foto "compromettente", o una notiziuola scabrosa, o una dichiarazione interpretabile, o una frase non perfettamente corretta e manipolarla ad arte per gettare discredito sulla mia vittima. Una volta fatto questo sono sicuro di poter contare sui soldati della diffamazione: messa in rete la notizia (vera o falsa che sia) sono certo che in poche ore sarà presa come oro colato e ritwittata da centinaja di persone ovunque, con la ciliegina dei commenti personali, possibilmente grossolani. Ed è così che posso facilmente trasformare chiunque di voi in un ladro, un nazista, o una prostituta.
Si badi bene, in questo caso la veridicità dell'informazione è assolutamente secondaria: ciò che conta è - come abbiamo visto - che mi aiuti a conseguire il risultato sperato, e cioé l'aumento degli introiti pubblicitari dovuti al traffico sul mio sito.
Nel recente caso di Chiara Colosimo abbiamo visto alla perfezione come funziona questa che sembra una vera e propria "macchina" nella quale ogni pezzo svolge la propria funzione per giungere all'obiettivo di rovinare una persona.
Non appena eletta capogruppo del PdL in Regione Lazio, Chiara Colosimo si è trovata tutte le fotografie che aveva su facebook sparate sul sito di Repubblica, in barba all'interesse che esse potevano suscitare nel lettore e soprattutto in barba alla riservatezza che avrebbero meritato. Per farvi capire, tra le foto è stata pubblicata anche l'immagine del sottoscritto con lei, senza che ci si peritasse in alcun modo di verificare chi io fossi, e che interesse potesse avere per la gente quell'immagine. Ecco il servizio.
Ma tant'è, è il primo passo per la diffamazione, come abbiamo detto.
Il secondo è arrivato dopo poche ore dalla nomina: ecco che spunta dal nulla un'intervista fatta da Mtv a Chiara quando era segretario giovanile della sezione della Giovane Italia Garbatella. In questa chiacchierata Chiara parla di fronte a un muro sul quale è rappresentato Corneliu Zelea Codreanu, il fondatore della "Guardia di Ferro", movimento politico rumeno di ispirazione fascista. La macchina è partita: la notizia viene rimbalzata e ampliata e se la Polverini non si fosse dimessa potete stare certi che Codreanu si sarebbe trasformato in breve in Adolf Hitler.
Ma non basta: nell'intervista l'ingenua Chiara ebbe la cattiva idea di raccontare come, prima di fare politica, il sabato pomeriggio si recasse a ballare al Gilda con le amiche. Calcolando che io Chiara fa politica da quando aveva 16 anni, e che da allora ha smesso i tacchi per infilare le scarpe da ginnastica e la felpa e andare ad attaccare manifesti, nel suo racconto parlava di quando a 15 anni che amava andare in discoteca di pomeriggio, fatto che solo i Boka Haram considerebbero degno di nota. Ma la macchina è inarrestabile: la rete si riempie di messaggi contro la "fascio-cubista", e in poche ore Chiaretta è trasformata in una sorta di Cicciolina de' noantri..
Ciò che di questa storia mi ha sconvolto è stato notare come tutto ciò nasca dalla malafede. Chi ha pubblicato la foto con l'immagine di Codreanu non si è neppure peritato di studiare la storia della Guardia di Ferro: addirittura "Pubblico", il nuovo giornale di Luca Telese, rinvia i propri lettori ad approfondire su wikipedia! Sono queste le fonti con cui si costruiscono le accuse!
Ancora più disgustoso è stato il modo in cui si è voluta sporcare la frase innocente sui pomeriggi in discoteca: era troppo ghiotta l'occasione di trovare una "Minetti" romana, dimostrando che nel PdL le donne sono tutte bonazze allegrone e sciocche, giunte al potere a furia di comportamenti su cui il lettore, a questo punto, starà già fantasticando da un bel pezzo.
Ed è così che tale Marta Arniani di Liquida Magazine è arrivata a titolare "Chiara Colosimo, il nuovo volto pdl tra lapdance e neonazi" dimostrando come la verità non conti davvero nulla per un giornalista in cerca di visibilità. Fossi nella Colosimo ragionerei di sporgere querela contro questa vergognosa pennivendola da quattro soldi.
Chiara è una persona diversa. Oltre a non avere il fisico della Minetti (mi scuserà, ma le foto della recente sfilata della consigliera milanese rendono impietoso il confronto) è una persona pulita e onesta, che tira di boxe, veste in felpa e fuma il sigaro.
Con tutto l'impegno che ci può mettere, non basterà una Marta Arniani qualsiasi a farne qualcosa di differente.
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