venerdì 7 ottobre 2011

E' morto Steve Jobs. E' morto un grande uomo, non è morto alcun eroe.


di Francesco Torselli

E' morto Steve Jobs. L'uomo della "mela" e della "i" messa prima di un qualche prodotto informatico. Che Steve Jobs sia stato un grande uomo del nostro tempo è poco, ma sicuro. Anche che Steve Jobs sia stato un grande innovatore, un grande inventore, un "folle visionario" come forse si sarebbe definito lui è un dato di fatto. Ma azzardiamo di più. Steve Jobs è stato per il nostro tempo un qualcosa di molto simile, anche se imparagonabile a causa di quel mezzo millennio circa che sta in mezzo, a quello che Leonardo o Galileo sono stati per le loro epoche.

Steve Jobs è stato l'unico uomo "di mercato" a vivere una doppia dimensione: una terrena, materiale, anzi estremamente terrena e materiale ed una (quasi) spirituale. L'uomo della tecnologia dal volto umano. L'uomo della tecnologia non solo figlia di progetti ed investimenti di denaro, ma anche di una filosofia, la filosofia tutta americana del "self-made man" unita a quella, un po' più tradizionale del "volli, volli, fortissimamente volli".

Steve Jobs ha rappresentato l'icona dello studente modello, che sfrutta le doti di madre natura per emergere dal gruppo, intraprendere una strada in solitario e realizzare un prodotto in grado di competere con i più grandi colossi del mondo dell'informatica e dell'elettronica. Al tempo stesso Steve, ha rappresentato anche un altro tipo di icona, quella di colui che non si piega al richiamo del denaro contante che qualunque colosso avrebbe volentieri sborsato per averlo nelle proprie sale di progettazione, perchè talmente convinto dei propri mezzi che alla fine lo stesso (anzi, molto di più) denaro contante sarebbe arrivato grazie solo ed esclusivamente alle proprie intuizioni.

Steve Jobs è dunque un grande uomo. Un uomo che non ha mai perso la propria dimensione, neppure quando le azioni della sua azienda guadagnavano il 300% da un giorno all'altro. E mentre i suoi apparecchi si diffondevano a macchia d'olio da oriente ad occidente, portando cifre inimmaginabili nei suoi conti in banca, lui trovava comunque il tempo (e l'entusiasmo) per incontrare i neo-laureati e spiegare loro che l'obiettivo di un uomo non deve mai essere quello di diventare il più ricco del proprio cimitero, ma semmai quello di migliorare la vita a chi gli sta attorno.

Steve Jobs è un grande uomo perchè quando la sua azienda sembrava destinata ad essere annientata (come accaduto peraltro a molte altre aziende meno fortunate di quella di Jobs) dal colosso piglia-tutto Intel-Microsoft, egli realizzava spot televisivi riprendendo immagini dal Grande Fratello di Orwell che stava egemonizzando il mondo con la propria dottrina e facendo incarnare alla (ancora) piccola Apple il ruolo della voce fuori dal coro.

Oggi quindi è morto un grande uomo. Un uomo che merita tutto il rispetto possibile ed a cui vanno, doverosamente rivolte un pensiero ed una preghiera. Perchè anche con la sua morte, avvenuta a soli 56 anni, Steve Jobs ha voluto dimostrare di non aver perso la propria umanità di fronte al successo ed al denaro. Perchè di solito i ricchi ed i potenti si credono immortali, mentre lui, che ricco e potente lo era davvero, ha avuto il coraggio di mostrare in pubblico il progredire della sua malattia, rendendo tutti partecipi della sua sofferenza.

Ma oggi non è morto alcun eroe. Sul Web, su Facebook, su Twitter, si rincorrono celebrazioni e frasi che dipingono Steve Jobs come una sorta di ultimo profeta. Come eroe dei nostri tempi. Come una divinità. La "mela" che per un giorno si trasforma in una moderna croce e gli appassionati della tecnologia "made in Cupertino" (tra i quali si annovera chi scrive) diventano una specie di seguaci di una nuova religione.

Steve Jobs non è un eroe. Non ha sacrificato la sua vita ad una causa nobile, per il solo gusto di donarsi. Non ha sfidato la morte per difendere ciò in cui credeva. Non ha salvato popoli interi da devastazioni e massacri. Non ha mutato il corso della storia con le proprie azioni (sicuramente ha mutato quello della tecnologia, dell'informatica e dell'elettronica, ma cosa sono un iPod, un iPad e un iPhone di fronte alla grandezza della storia?). Non ha liberato dalla schiavitù alcuna popolazione, né ha salvato donne e bambini dalle spede di feroci massacratori. Non è morto per la libertà, né per difendere la parola di Dio. Non ha scongiurato guerre, né carestie.

Il mito del "self-made man" non ci appartiene. Lo scienziato che fonda una piccola azienda e riesce a trasformarla col tempo e con le proprie intuizioni in un colosso planetario, non è un'icona valida per un eroe. Non mescoliamo il sacro con il profano. Altrove, al di là dell'oceano forse questo può bastare per identificare un mito, un eroe, un condottiero. Ma non qui. Non da noi. Non nella terra che ha conosciuto le impronte di Alessandro Magno e di Cesare Augusto. Non nella terra della quale ha scritto Dante Alighieri e che ha raffigurato Michelangelo.

E' morto Steve Jobs, ricordiamolo come un novello Marconi, come l'uomo che ha sfidato sì il Grande Fratello dell'informatica, ma che poi ha finito col sostituirlo. Come l'uomo che ha reso più divertenti le nostre giornate e che ha infilato in tutte le nostre tasche almeno un oggettino elettronico che comincia con la "i".

Ma non facciamoci trascinare dalla sua morte verso la morte della nostra identità. La Apple non è una religione, lasciamo adorare la "mela" a chi un vera e propria storia non l'ha mai avuta. Ammiriamo l'uomo, lo scienziato, l'inventore ed ammiriamo quel lato umano che ha conservato fino al suo ultimo giorno di vita.Tributiamogli il giusto ricordo ed il doveroso rispetto, ma non paragoniamolo a chi, noi europei, siamo stati abituati a piangere.

Ma oggi è morto un grande uomo, non un eroe.

Da casaggi.org

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